Buonasera San Carlo!
Siamo alla sesta domanda del Padre nostro, quella che ha catturato l’interesse di molti, non poco tempo fa, riguardo alla ritraduzione “non indurci in tentazione”; tra poco, dal prossimo Avvento, pregheremo così: “non abbandonarci alla tentazione”.
Troviamo quindi in questa parola un’invocazione come una preghiera. Naturalmente questo “indurre in tentazione” non significa che il Padre ci lascia scivolare nella tentazione, bensì cogliamo proprio il significato: “non abbandonarci, non lasciarci cadere nella tentazione”, e proviamo a dare un contenuto alla tentazione. Che cosa sono le tentazioni? Di che cosa sta parlando il Padre nostro?
Dobbiamo metterci dal punto di vista e di Gesù e del discepolo che prega. Per Gesù e per i discepoli qual è la più grande tentazione? È sicuramente quella che va sotto il nome di sospetto, sospettare che Dio non sia con noi, sospettare che Dio sia lontano, indifferente. Sospettare che Dio è contro di me. È contro la mia felicità, è contro la mia realizzazione, che se io voglio diventare grande, voglio carpire la felicità, voglio realizzarmi nella vita lo devo fare senza Dio. Ricordate Adamo ed Eva nel giardino, che cosa il serpente disse: “Mangiate di quel frutto, non morirete affatto, diventerete come Dio!”, Lui ti ha detto di non mangiarlo perché non vuole competitori.
Quali sono state le tentazioni di Gesù? Anzitutto, la tentazione del pane: “Dì che queste pietre diventino pane!”. La tentazione dell’essere famoso: “Gettati dal pinnacolo e tutti ti riconosceranno!”. La tentazione di fare a meno della croce per salvare il mondo. “Portato sull’alto monte… adorami e tutto questo sarà tuo!” dice il diavolo.
Il sospettare di Dio è qualcosa di brutto, di faticoso, di pesante, di grigio e di avverso e di nemico alla nostra vita, al progresso, alla vera sapienza, alla vera scienza e così via.
Questa è la tentazione da cui chiediamo di essere liberati: dalla tentazione di sospettare che Dio non ci è alleato, ma ci è nemico.
Qui di seguito il commento che S.Ambrogio nel De Sacramentis fece proprio di questo passaggio della Preghiera del Signore:
“E non permettere che siamo indotti in tentazione ma liberaci dal male”. Vedi che dice: “E non permettere che siamo indotti in una tentazione” che non possiamo sostenere. Non dice: “Non indurci in tentazione”, ma come un atleta chiede che la prova che deve sostenere sia proporzionata alla condizione umana; e che ognuno sia liberato dal male, cioè dal nemico, dal peccato. Il Signore che ha cancellato il vostro peccato e perdonato le vostre colpe potrà proteggervi e custodirvi contro l’insidioso assalto del demonio; affinché non siate sorpresi dal nemico che è maestro nel generare colpe. Ma chi si affida a Dio non teme il demonio: “se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Romani 8, 31). A lui sia dunque la lode e la gloria, da sempre, e ora, e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
De Sacramentis”, Liber V, Caput IV, paragrafi 29 e 30
Saldi in Lui, uniti nella preghiera. Un abbraccio, una benedizione, un cordiale saluto
Vostro don Emanuele