Puntata 20 marzo 2020


Buonasera San Carlo!

Si sta chiudendo anche questo ennesimo venerdì di quaresima, dove abbiamo messo al centro la croce di Gesù.
Stiamo sperimentando la Via Crucis: questo è un tempo che ci sta mettendo alla prova, in particolare chi è colpito dalla malattia, chi assiste e offre al meglio le cure e assistenza e anche chi è ligio alle indicazione rimane serrato in casa per evitare il diffondersi del contagio.

Veniamo alla riflessione di questa sera.
La paternità di Dio che Gesù ci ha rivelato la sgombera da ogni equivoco nel quale si può cadere, come pensare ad un Dio irato, arrabbiato con le nefandezze dell’umanità che dispende castighi e punizioni a destra e a manca.
La Scrittura nella sua interezza ci testimonia di un Dio che è come un padre amorevole che solleva fino alla sua guancia il proprio figlio, che ha viscere materne e si commuove nel profondo, che custodisce come la palpebra la pupilla, che innalza su ali d’aquila.

Noi professiamo la nostra fede in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra.
Sono questi due attributi, quello dell’onnipotenza e quello dell’essere creatore, che meritano di essere approfonditi.

L’onnipotenza ha da sempre costituito una sorta di pietra d’inciampo nella sua comprensione. Come è possibile affermare che Dio sia onnipotente e amante della vita e al contempo sperimentare il male nelle sue svariate forme? Questa affermazione o è falsa, cioè Dio non può nulla, è impotente, oppure è indifferente, o peggio accondiscendente al soffrire umano e quindi complice del male.

Come vedremo anche per la creazione, anche l’onnipotenza di Dio va collocata nel quadro di una relazione di figliolanza, e come questa onnipotenza si sia manifestata nella storia unica di Gesù di Nazareth.
Per capirci meglio cerco di esemplificare con un’esperienza immagino comune ai più.
Quale è lo sguardo di un figlio quando è piccolo nei confronti del proprio papà? Immagino che lo veda come grande, forte, bello, invincibile. Generalmente questo nasce dal fatto che uno fa veramente il padre, custodendo, proteggendo la propria famiglia, incoraggiando i figli, sostenendoli nell’affrontare le paure e soprattutto insegnando loro a stare al mondo, stare nel mondo. A un padre così posso chiedere sempre aiuto.
Così allora possiamo intendere l’onnipotenza di Dio: è la sua affidabilità. La Bibbia spesso ci regala delle immagini di Dio che è rappresentato come una roccia che dà saldezza, come una torre che dà sicurezza. La sua onnipotenza è la forza del suo Amore anche quando non è accolto, è la profondità della sua Sapienza anche quando non è apprezzata, è lo splendore della sua bellezza anche quando non è evidente.
L’onnipotenza di Dio non è dunque la compensazione alla fragilità umana, piuttosto la possiamo ricercare nel suo essere Padre, e un Padre per il bene dei figli fa tutto quello che è in suo potere perché li ama come la vita stessa, non si sostituisce a loro, ma se cadono li solleva, li rimette in piedi, li rimette in cammino… Cosi Dio è onnipotente, perché ci dà anche il possibilità di sbagliare di allontanarci, di rinnegarlo, di dubitare addirittura di lui, ma rimane sempre colui che non si stanca di rimanere a braccia aperte.
C’è o ci sarà un momento nella vita di ciascuno, nel quale ci sentiremo soli o abbandonati a noi stessi, molti purtroppo lo stanno sperimentando in questi momenti drammatici, anche Gesù lo ha vissuto sulla croce e ha gridato: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Mai come oggi questo grido raccoglie le urla verso il cielo che si levano dalle tante condizioni di solitudine di questo nostro tempo. In questa impotenza umana, il Padre ci insegna l’onnipotenza dell’amore che sa colmare tutti i vuoti, che sa avere il volto della solidarietà, della pazienza, della compassione, della benevolenza, del sacrificio, del perdono, della prossimità: in questa onnipotenza io dico: “Credo!”.

Nel concludere, vorrei salutare in particolare chi nella nostra comunità ha il compito della formazione nella fede, alle nostre catechiste che si stanno prodigando, anche in questo tempo un po’ strano e difficile, per continuare ad accompagnare i fanciulli e le loro famiglie, nella conoscenza di Gesù. A loro tutta la nostra stima e la nostra riconoscenza.

Vi porto nel cuore, sempre uniti!
Vostro Don Emanuele.




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