E’ la nostra casa


L’umanità ha il compito di custodire e di preservare la bellezza del creato

“There is no planet B” è uno degli slogan che accompagnano la lotta al cambiamento climatico, ovvero “non esiste un pianeta B”, non ne disponiamo e il mondo di oggi, la nostra sola ed unica casa, ci sta chiedendo aiuto. Greta Thumberg, tra i maggiori attivisti, così come Papa Francesco ci invitano ad ascoltarlo.

Dal 30 settembre al 2 ottobre Milano ha ospitato il pre-COP Summit, la riunione ministeriale di 40 Paesi che si tiene circa un mese prima della COP vera e propria, e che ha come obiettivo quello di confrontarsi in maniera informale sugli aspetti chiave della prossima summit mondiale sul clima, in programma all’inizio di novembre a Glasgow.

Durante i giorni del pre-Cop26, diverse associazioni e organizzazioni della società civile hanno fatto sentire la loro voce su temi scottanti e protagonisti sono stati soprattutto i giovani.
Per questo motivo venerdì 1 ottobre Milano si fa ancora più sentire il Friday for Future (letteralmente “venerdì per il futuro”). Al grido di “Scendi giù, manifesta pure tu” gli studenti, provenienti da tutta Italia, sono un innegabile stimolo per tutti noi. Dopo un anno e mezzo di pandemia, di scuola in presenza negata, di relazioni a distanza, hanno saputo rialzarsi ed essere presenti e vivi in corteo. Chiedono coerenza, fatti e non parole, più attenzione all’educazione ambientale anche nelle scuole. E, soprattutto, restituiscono al mittente l’accusa di essere una generazione di sdraiati.
Dai giovani partirà il cambiamento perché sono loro a chiederlo, come ricorda papa Francesco: «I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi» (Laudato si’, 13).

“Giustizia climatica subito” hanno chiesto a gran voce i ragazzi di Milano, guidati da due giovani leader che per prime hanno portato alla luce i problemi climatici: Greta Thunberg e Vanessa Nakate.
Due giovani donne determinate, provenienti dai capi opposti del mondo: quello responsabile del disastro climatico e quello che più ne paga le conseguenze. Due ragazze che si impegnano insieme, senza protagonismi né rivalità, perché “un altro mondo è possibile”.
In questo contesto anche le Chiese cristiane hanno portato il loro contributo di riflessione e di preghiera. In particolare Milano ha ospitato alcune iniziative promosse da Climate Justice for All, Commissione Globalizzazione e Ambiente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia e Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale italiana.

Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso” è stato inoltre il tema della 49ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si è svolta a Taranto dal 21 al 24 ottobre. Nel solco tracciato dalla Laudato Sì e dalla Fratelli tutti di papa Francesco, la Chiesa italiana offre il proprio contributo per la creazione di un nuovo modello di sviluppo di cui il mondo ha urgente bisogno. Di fronte alla situazione attuale, «il nostro cammino è volto alla ricerca di risposte adeguate alle grandi sfide del nostro tempo: tutti siamo invitati a riflettere sul “Pianeta che speriamo” con uno sguardo capace di tenere insieme ambiente e lavoro nella evidenza, resa ancora più chiara dalle drammatiche vicende della pandemia, che tutto è connesso», afferma monsignor Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico e organizzatore.

L’INCONTRO TRA GRETA THUMBERG E PAPA FRANCESCO

“Vai avanti, Greta” ha affermato Papa Francesco quando ha incontrato la giovane attivista svedese nell’aprile 2019, stringendole la mano e invitandola a continuare.
Una stretta importante: da una lato una delle guide spirituali più influenti sul pianeta e dall’altro la leader di un movimento di giovani che ha assunto, a sua volta, dimensione planetaria. L’obiettivo di entrambe le parti è lo stesso: smuovere l’opinione pubblica mondiale e convincere i governi a cercare una soluzione efficace a uno dei problemi più gravosi che l’umanità in questo secolo deve affrontare e che non ammette ritardi.
La comunità scientifica ha indicato degli obiettivi precisi: abbiamo appena un decennio per impedire che l’aumento medio della temperatura del pianeta superi i 2 °C rispetto all’epoca pre-industriale.
In questo decennio dobbiamo impostare e realizzare un radicale cambiamento dell’apparato energetico, passando dai combustibili fossili (principali responsabili delle emissioni antropiche di gas serra) a fonti energetiche rinnovabili e carbon free, bloccando la deforestazione e l’uso insostenibile del suolo. Se non ci riusciamo il futuro climatico che ci aspetta è del tutto indesiderabile e imprevedibile.

Si fa fatica a passare dalle parole ai fatti. Se anche rispettassimo tutti gli impegni finora presi, infatti, l’aumento della temperatura a fine secolo sarà, molto probabilmente, di almeno 3 °C. Ben oltre la soglia di relativa sicurezza. È necessario, dunque, che i governi accelerino la loro azione, ma questi non sembrano sbrigarsi.
C’è bisogno di persone che si facciano sentire e che facciano leva sulle conseguenze che le decisioni di oggi possono portare sul mondo di domani. Così nel 2015 Papa Bergoglio rende pubblica l’enciclica Laudato sì in cui afferma che la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, richiede una conversione ecologica, un cambiamento di rotta affinché l’uomo si assuma la responsabilità e si faccia carico della tutela della nostra casa comune che è il pianeta. “Il deterioramento dell’ambiente e quello della società – afferma il Papa – colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta”, spesso considerati “un mero danno collaterale”. Per questo, un vero approccio ecologico deve essere anche sociale. La soluzione non è la riduzione della natalità, ma il contrasto ad un consumismo “estremo e selettivo” di una parte della popolazione mondiale. Non molto dopo, il 20 agosto 2018, Greta Thunberg inizia a manifestare davanti alla sua scuola, a Stoccolma, protestando contro le inerzie del governo svedese, dell’Europa e del mondo intero in fatto di politiche di contrasto ai cambiamenti del clima. “Ci state rubando il futuro – diceva – e noi adolescenti non possiamo farci nulla, perché quando verrà il nostro turno di prendere le redini sarà troppo tardi.”

Ad oggi il fattore ambientale resta un’emergenza e si fa sempre più presente nei discorsi politici mondiali. È un problema troppo grande per essere risolto da singoli, è un problema mondiale, ma è sufficiente anche solo informarsi e non ignorare che esista, per provare a risolverlo.




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