Oramai è tradizione della nostra parrocchia ospitare gli esercizi spirituali dell’avvento per la Diocesi. Quest’anno si è scelta la lettura di alcuni passi tratti dal primo capitolo del Vangelo secondo Giovanni per avvicinare i giovani alla scoperta di cosa significa essere figli, ma anche scegliere e diventare grandi.
Il 15, 16 e 17 novembre, la comunità giovanile della
zona settima della Diocesi di Milano, è stata invitata
nella nostra parrocchia a partecipare a tre serate di
esercizi spirituali.
Durante questi incontri è stata data la possibilità
di riflettere ascoltando alcuni brevi passi presi dal
Vangelo secondo Giovanni.
Le tre serate hanno seguito uno schema fisso: si incominciava
con un canto, seguito dalla recitazione
di un salmo.
Successivamente veniva letto il brano del Vangelo e
si procedeva con la predica di frate Andrea Ferrari.
Poi, dopo un tempo di silenzio, riflessione e adorazione,
il tutto veniva concluso con la preghiera
comune, la benedizione e il canto finale.
PRIMA SERA
IN PRINCIPIO ERA IL VERBO
Durante la prima serata abbiamo riflettuto sui versetti
(Gv 1, 1-5).
Tramite questo brano siamo arrivati a comprendere
che in principio la Parola era volta verso Dio, il
quale, contraendosi, l’ha rivolta verso l’uomo includendolo
nella creazione.
“Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui
nulla è stato fatto di ciò che esiste” e l’uomo, anche
lui oggetto di questo processo di creazione, condivide con Dio proprio la parola.
Ci siamo interrogati su chi fosse il nostro Dio arrivando
alla conclusione che oggigiorno molte persone
confondono e assegnano il Suo ruolo a falsi
idoli, cose futili e passeggere.
Ma nonostante i nostri errori, l’amore di Dio è immenso
e desideroso di perdonarci sempre.
SECONDA SERA
“E IL VERBO SI FECE CARNE”
Durante la seconda serata, leggendo i versetti (Gv
1, 6-14), abbiamo trattato il tema dell’indipendenza.
I ragazzi devono imparare ad essere dei veri figli e a
comportarsi come tali.
È loro dovere dare il proprio contributo nella vita
familiare, impegnarsi nella cura dell’altro, crescere
e maturare.
La famiglia è la prima forma di comunità nella quale
abitiamo e l’atteggiamento che teniamo a casa è
quello che portiamo fuori.
Deve innescarsi quella consapevolezza di essere
figli: tutto ci è dato, rendiamo grazie e prendiamocene
cura anche noi.
TERZA SERA
“DIO, NESSUNO LO HA MAI VISTO: PROPRIO IL FIGLIO UNIGENITO LO HA RIVELATO”
A conclusione del ciclo di incontri
è stata l’analisi dei versetti (Gv 1,
15-18) in cui abbiamo affrontato la
tematica del dolore rendendoci conto
che molto spesso la pigrizia ci induce
a non uscire dal nostro stato di
vittimismo impedendoci di vivere a pieno la nostra
vita.
Si è parlato anche di vocazione, di fallimento… esistono
scelte sbagliate? Dove sta la verità e come capire
cosa è giusto per noi?
Forse ci colpevolizziamo troppo, dopotutto ogni
vita è estremamente complessa e unica da poter essere
paragonata ad un’altra, la verità spesso è troppo
grande per poter essere da noi compresa.
Chi siamo noi per giudicare, per giudicarci?
Questo compito spetta a qualcun altro.
Questi tre momenti hanno permesso ai giovani
della nostra Diocesi di mettersi in ascolto della
Parola e di riflettere riguardo a temi importanti e
significativi nella vita di tutti i giorni, soprattutto
dei ragazzi, avviando la preparazione personale di
ciascuno al tempo dell’avvento.
È questo il periodo in cui si celebrano nuovi inizi,
ognuno trae il proprio bilancio dell’anno passato e
guarda, colmo di desideri e buoni propositi, al tempo
che verrà.
Ogni giovane ha timori e speranze nel proprio
cuore, queste serate hanno dato un
tempo e un luogo per ascoltarli e magari
esprimerli, nella preghiera e nella
condivisione con l’altro.
Affiancandosi alla storia della vita di
Gesù, si apprende a camminare sulla
via dell’amicizia con Lui e si riceve
dunque la rivelazione di Dio.
“La luce splende nelle tenebre e le
tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,5):
la Parola, che è luce e vita, fa esistere
la realtà. Dio pianta la Sua tenda
in mezzo a noi, viene a stabilirsi nel
mezzo della nostra comunità e non
la abbandona: nell’umanità di Gesù,
scopre il Suo volto di Padre chiamandoci
a riconoscerci figli amati.