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di pace e di unità, questo in lingua kazaka e russa è il logo del Congresso

A metà settembre si è tenuto nella capitale kazaka di Nur-Sultan, il settimo congresso dei leader religiosi provenienti da tutto il mondo che, ogni tre anni dal 2002, è occasione di scambio e d’incontro.

Dal 13 al 15 settembre Papa Francesco ha partecipato al settimo Congresso dei leader religiosi di tutto il mondo per promuovere una convivenza pacifica tra popoli e religioni differenti. L’invito è partito dalle autorità civili e dalla Chiesa in Kazakistan. Ha soggiornato nella capitale, Nur-Sultan. Il Kazakistan è crocevia di rilevanti snodi geopolitici. Riveste «un ruolo fondamentale nell’attenuare le conflittualità»
Il Papa – unico tra i leader – ha tenuto un discorso per ribadire quell’idea di fraternità che ha messo alla base del suo impegno diplomatico. Ha avuto, tra momenti intensi di preghiera e di silenzio, alcuni importanti incontri bilaterali privati con leader religiosi, tra cui il grande imam di Al Azhar, Al Tayyeb. Purtroppo non è intervenuto il patriarca russo ortodosso Kirill, anche se era presente con una delegazione del Patriarcato di Mosca.
Questo appuntamento tradizionale in Kazakistan è stato pensato dal presidente Nazarbayev, che ne parlava a Giovanni Paolo II già nel 1998 e che ha poi trovato ulteriore ispirazione nell’incontro tra i leader religiosi nel 2002 come risposta all’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Dal primo Congresso, nel 2003, si svolge ogni tre anni nella capitale kazaka. Durante la sua visita, Giovanni Paolo II aveva invocato la pacifica convivenza di religioni ed etnie, come quella kazaka, russa, ucraina e molte altre che si trovano all’interno del Paese, che con i circa centocinquanta gruppi etnici e le più di ottanta lingue parlate è diventato emblematico di una pacifica convivenza. Per Francesco è perciò «Paese d’incontro», «ponte fra l’Europa e l’Asia», «anello di congiunzione tra Oriente e Occidente».
La celebrazione della Messa di Papa Francesco per i cattolici del Paese, è stato un incoraggiamento per la piccola ma fervente comunità cattolica, che costituisce circa l’1% dei 19 milioni di kazaki della nazione, una popolazione che è per il 70% musulmana sunnita e per il 26% cristiana, principalmente ortodossa russa. Il Kazakistan ha ottenuto l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991.
È il nono paese più grande del mondo, la più granÈ il nono paese più grande del mondo, la più grande economia dell’Asia centrale ed è sede del suo unico seminario cattolico, situato a Karaganda.
È il 38° viaggio di Papa Francesco, che ha ribadito ancora una volta: “il dialogo interreligioso non è più solo un’opportunità, è un servizio urgente e insostituibile all’umanità”. “L’uomo è la via di tutte le religioni”, ha affermato con forza, aggiornando, la celebre affermazione di Giovanni Paolo II nella sua prima enciclica: “l’uomo è la via della Chiesa”. Sulla scia della visita di Giovanni Paolo II in Kazakhstan, 21 anni fa, ha spiegato quale sia “il punto di convergenza” dei credenti: “l’essere umano concreto, indebolito dalla pandemia, prostrato dalla guerra, ferito dall’indifferenza! L’uomo, creatura fragile e meravigliosa, che senza il Creatore svanisce e senza gli altri non sussiste!”.

“Si guardi al bene dell’essere umano più che agli obiettivi strategici ed economici, agli interessi nazionali, energetici e militari, prima di prendere decisioni importanti”, l’indicazione di rotta del Papa: “Per compiere scelte che siano davvero grandi si guardi ai bambini, ai giovani e al loro futuro, agli anziani e alla loro saggezza, alla gente comune e ai suoi bisogni reali. E noi leviamo la voce per gridare che la persona umana non si riduce a ciò che produce e guadagna; che va accolta e mai scartata; che la famiglia (in lingua kazaka “nido dell’anima e dell’amore”) è l’alveo naturale e insostituibile da proteggere e promuovere perché crescano e maturino gli uomini e le donne di domani”.
Due i cardini su cui si fonda il patrimonio spirituale morale comune a tutte le religioni: la trascendenza, “forza nascosta che fa andare avanti il mondo”, e la fratellanza, la prossimità, “perché non può professare vera adesione al Creatore chi non ama le sue creature”. “La pace è urgente perché qualsiasi conflitto militare o focolaio di tensione e di scontro oggi non può che avere un nefasto ‘effetto domino’ e compromette seriamente il sistema di relazioni internazionali” ”Noi, che crediamo nel Creatore di tutti, dobbiamo essere in prima linea nel diffondere la convivenza pacifica”, la consegna per i leader religiosi: “La dobbiamo testimoniare, predicare, implorare”. Perciò la Dichiarazione finale esorta i leader mondiali ”ad arrestare ovunque conflitti e spargimenti di sangue, e ad abbandonare retoriche aggressive e distruttive. Vi preghiamo, in nome di Dio e per il bene dell’umanità: impegnatevi per la pace, non per gli armamenti! Solo servendo la pace il vostro nome rimarrà grande nella storia”. ”Ci sono troppi odi e divisioni, troppa mancanza di dialogo e comprensione dell’altro: questo, nel mondo globalizzato, è ancora più pericoloso e scandaloso”, l’esordio del Papa, ”in un periodo così difficile come il nostro, in cui domina l’estremismo, il radicalismo, il terrorismo e ogni altro incentivo all’odio, all’ostilità, alla violenza e alla guerra, qualsiasi motivazione od obiettivo si pongano, non hanno nulla a che fare con l’autentico spirito religioso e devono essere respinti nei termini più decisi possibili: condannati, senza se e senza ma”.

Questi i punti forti del documento siglato a Nur-Sultan:

  • Custodire un sano rapporto tra politica e religione. Papa Francesco riferendosi al documento finale siglato a Nur-Sultan ha reso noto: “Abbiamo chiesto con forza ai governi e alle organizzazioni internazionali competenti di assistere i gruppi religiosi e le comunità etniche che hanno subito violazioni dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali, e violenze da parte di estremisti e terroristi, anche come conseguenze di guerre e conflitti militari”. “Occorre soprattutto impegnarsi perché la libertà religiosa non sia un concetto astratto, ma un diritto concreto”.
  • “Difendere per tutti il diritto alla religione, alla speranza, alla bellezza: al cielo”. “Impegniamoci perché le donne siano più rispettate, riconosciute e coinvolte. Alle donne vanno affidati ruoli e responsabilità maggiori”, l’auspicio del Papa: “Quante scelte di morte sarebbero evitate se proprio le donne fossero al centro delle decisioni!”
  • ““Diamo in mano ai giovani opportunità di istruzione, non armi di distruzione! ““Ascoltiamoli, senza paura di lasciarci interrogare da loro”, l’appello finale: “Soprattutto, costruiamo un mondo pensando a loro! Le logiche di dominio e di sfruttamento, l’accaparramento delle risorse, i nazionalismi, le guerre e le zone di influenza disegnano un mondo vecchio, che i giovani rifiutano, un mondo chiuso ai loro sogni e alle loro speranze. Così pure religiosità rigide e soffocanti non appartengono al futuro, ma al passato”.




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