Editoriale Maggio 2023


Ci apprestiamo in questo periodo dell’anno a vivere un momento di profonda riconoscenza al Signore per il dono di giovani presbiteri che si immettono nella grande missione della Chiesa e si affiancano a chi già è sul campo nel lavoro quotidiano e nella dedizione sincera al popolo di Dio. Tra questi giovani c’è anche Francesco che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare.
Tra la comunità educativa del seminario e la nostra parrocchia si è stabilita da diversi anni una feconda collaborazione che ha visto l’alternarsi di tanti candidati al sacerdozio e la maggior parte di loro sono felicemente preti, probabilmente perchè hanno ritenuto idoneo alla formazione il nostro contesto parrocchiale. In questi ultimi due anni ci è toccata la responsabilità e la Grazia di accompagnare e seguire Francesco nel suo discernimento conclusivo e la sua immissione nel sacramento dell’ordine con il Diaconato. Ora si appresta a diventare prete a servizio della Chiesa Ambrosiana che lo ha generato e che lo ha cresciuto, mettendo a frutto ciò che ha imparato ed iniziando a cimentarsi nella realtà ordinaria, ma assai complessa, che la Chiesa ed il mondo stanno oggi attraversando. Don Francesco diventa prete n un tempo di cambiamenti significativi, in una Chiesa in trasformazione che sta tentando di “svecchiarsi” e di “alleggerirsi” per meglio corrispondere alla missione di annuncio del Vangelo, con la gioia e la libertà che hanno contrassegnato i credenti di sempre.
Anche il Seminario, luogo in cui vivere una premessa di quello che dovrebbe poi essere la fraternità sacerdotale in un tempo di formazione e discernimento, sta ridefinendosi non solo a causa del drastico calo numerico a cui è sottoposto, ma anche per ottemperare meglio alla realtà odierna.
Questo probabilmente implicherà la perdita del seminarista che si era abituati considerare parte della nostra comunità. Anche se a questo punto mi piacerebbe domandare a ciascuno di noi: dopo tanti anni di presenze belle e significative di giovani impegnati e proiettati nella scelta di vita del sacerdozio e della consacrazione totale della vita al Regno di Dio, come ci siamo lasciati toccare dalla loro testimonianza? Guardandoli passare in mezzo a noi, come è maturata la scelta vocazionale di ciascuno? Quale traccia e quali domande sulla vita hanno lasciato ai nostri ragazzi ed ai nostri giovani?
Per certi versi la loro è stata una presenza accomodante perché tutti hanno sempre saputo darsi da fare e il rischio alla fine è forse questo: accogliere la loro presenza come un paio di mani in più nelle nostre faccende. In occasione dell’ordinazione presbiterale di Don Francesco mi sentirei di proporre una sorta di verifica in questo senso.
Anche il tessuto ecclesiale della nostra diocesi sta mutando, ormai è al tramonto la “forma” della parrocchia unica con il “suo oratorietto” adiacente con tutto quel che ne consegue ed anche a Sesto San Giovanni si stanno avviando ormai percorsi che giungeranno nei prossimi anni ad un ripensamento significativo della composizione delle comunità parrocchiali.Più importante è il valore e ed il peso di ciascun battezzato nella vita della Chiesa, soprattutto dell’ambito femminile, in un clima però estremamente contraddittorio dove da una parte vige un’allergia alle forme della vita comunitaria, dall’altra un bisogno di relazioni autentiche e luoghi dove poterle vivere. Penso poi all’ambito giovanile a cui Francesco sarà sicuramente destinato, una situazione non facile come tutti i genitori oggi sanno, dove il senso di precarietà di noi adulti si trasmuta nella loro fragilità che assume le forme più disparate nella vita affettiva, nelle visone del futuro, nel senso della realtà. Quella dei giovani è forse la sfida più ardua, dove la tentazione è quella della rassegnazione, ma dove le opportunità non sono mai state così ampie. Le giovani generazioni sono oggi più svincolate da forme tradizionali anche di stampo religioso, ma sono maggiormente sensibili alla ricerca spirituale, alla bellezza, al tema della custodia del creato, ma anche più vulnerabili ed esposte ad influenze nefaste. In una società che invecchia, perché teme in qualche modo l’avvenire che i giovani portano con sé, che scombina le vite benestanti degli adulti, dedicarsi a loro significa oggi avere cura della parte debole e povera.
Don Francesco verrà immesso nel servizio in una Chiesa così e ci auguriamo con tutto il cuore che possa trovare chi continui ad accompagnarlo in questo viaggio arduo e stimolante. Noi abbiamo percorso l’ultimo tratto di strada prima del grande passo. Ora come è il destino di ogni apostolo del Signore, deve mollare gli ormeggi e andare dove il vento dello Spirito lo condurrà!

Don Emanuele.




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